Zuzu (aka Giulia Spagnulo) l’ho incontrata per caso anni fa su Facebook, aveva una pagina di fumetti chiamata “I cazzi di Zuzu” e scegliere di seguirla è stato immediato. Ventenne e spontanea, mi ricordo di essermi soffermata sui suoi occhi enormi e le sue illustrazioni dal tratto deformato e libero, brutalmente sincere. E amore fu. E poi sono passati mesi e fumetti, e alla fine è uscita la sua prima graphic novel, Cheese; oggi voglio consigliarvela. Una storia di cui tantissimi hanno già parlato, perché Zuzu è la fumettista esordiente più di successo dell’anno scorso, che a ventitré anni non solo sa comunicare perfettamente le più intime emozioni viscerali, ma ha qualcosa da raccontare. E lo fa in maniera incredibilmente personale e riconoscibile.
Cheese è un fumetto autobiografico che racconta una storia di amicizia -inseparabili Zuzu, Dario e Riccardo-, formazione, adolescenza, bulimia. Scoperta di chi si è e di come affrontarsi: è così che illustrazioni enormi e -in ogni senso- viscerali del corpo di Zuzu in lotta con se stesso si alternano a spaccati della vita quotidiana del trio, in cui la gara di formaggi rotolanti di Brentonico diventa l’ironico pretesto narrativo per sviluppare la crescita dei protagonisti. «Una metafora di quel qualcosa che ti succede dentro quando trovi il coraggio di lanciarti, di correre dei pericoli, di inseguire la follia: la sensazione che si prova quando si affronta la fine dell’adolescenza, per iniziare ad accettarsi davvero.»
Sorpresa: non voglio davvero scrivere una recensione di Cheese. Questo è più un dialogo tra me e il fumetto, una controrecensione. Perché dopo mesi di aspettativa, la prima volta che ho finalmente potuto averlo tra le mani e leggerlo, non mi è piaciuto così tanto come avrei creduto; anzi, mi ha lasciato una sensazione di vuoto. Di fastidio, sospensione. Come se per apprezzare la storia raccontata mi mancasse un tassello che, per quanto mi sforzassi, non riuscivo a posizionare al posto giusto. E poi in mi sono resa conto che, in realtà, quel tassello incompleto sono io.
«Questo libro penso parli a tutte le età perché non descrive l’adolescenza ma descrive un momento della vita di tutti, che spesso arriva nell’adolescenza ma può arrivare prima o dopo, che è quel momento in cui decidiamo di lanciarci da una collina a velocità impressionate per afferrare qualcosa che non ha senso, come una forma di formaggio imprecisata. Però la vita è così e quel momento arriva per tutti e ci unisce.»
– Zuzu
A me Cheese non piace perché tocca corde di me e della mia adolescenza che ancora non ho digerito. Perché come dice l’autrice, “[Cheese] non descrive l’adolescenza ma un momento della vita di tutti”. Zuzu che affronta la crescita, la bulimia e il suo corpo, lo scoprire assieme a Dario e Riccardo il mondo e l’acquisire mano a mano coscienza di se. Se il corpo dilaniato di Zuzu non è totalmente il mio, una parte delle esperienze delle persone che amo e con cui sono cresciuta è incastonato in me, e continua a influenzarmi. L’adolescenza non è solo da superare, ma anche da accettare; e non mi aspettavo che questa storia mi scavasse così a fondo. A qualcuno Cheese fa piangere; a me dà fastidio, e va benissimo così.
Un racconto che parla di adolescenza, ma rivolto a qualunque età: ecco perché vi consiglio di leggere Cheese, per mettervi a nudo davanti al voi adolescente presente o passato. A prescindere che piaccia o meno, l’importante è che tocca. E se proprio non volete spendere 18 euro per una graphic novel, almeno fatevi un favore e seguite Zuzu sulle sue pagine (ig / fb). È gratis, dai.
Una parentesi bellissima: una volta letto andatevi a vedere su Instagram le storie in evidenza CHEESE dell’autrice. Troverete alcuni disegni tratti da Cheese accostati alle fotografie che li hanno ispirati; toccante a dir poco.