Parlare di condivisione in questi mesi è, secondo noi, un piccolo atto rivoluzionario. Scegliere di ritagliare uno spazio all’interno di una narrazione ininterrotta di paura, isolamento, separazione, perdita totale di controllo e conflitto (tra chi corre, chi non esce, chi ubbidisce, chi disubbidisce) vuol dire cercare di tornare a concentrarci anche su ciò che ci rende persone e cittadin*: la socialità ed in particolare il suo aspetto di condivisione.

Celebrare i piccoli tentativi quotidiani di apertura emotiva e mentale verso il mondo e verso altr* durante un periodo di massima chiusura è sicuramente difficile e forse non spontaneo, ma è una sfida che noi ci poniamo e che vogliamo porre anche a chi ci legge. In questi mesi il COVID-19 ha messo in luce sia il lato peggiore della socialità, ovvero il controllo reciproco, i balconi che smettono di cantare e cominciano a giudicare, a fare giustizia spicciola a partire dalle proprie frustrazioni, paure e pregiudizi; sia – ed è questo l’aspetto su cui vogliamo soffermarci – uno splendido senso di comunità, di vicinanza e di condivisione di un momento difficile. Dai piccoli atti quotidiani di solidarietà come i cestini di quartiere “prendi ciò di cui hai bisogno e lascia quello che puoi”, alla rete di volontariato #Milanoaiuta, ai centri sociali e i collettivi, fulcro di iniziative per non dimenticare chi cade inevitabilmente tra le maglie dei decreti (ne parliamo più in dettaglio alla fine del post), fino alla condivisione di contenuti online liberamente accessibili, contenuti che spaziano dall’educazione all’intrattenimento e ad un misto tra i due. La condivisione si è realizzata anche, in questi mesi, in merito a discorsi sull’emotività e sulla salute mentale: senza che ce ne accorgessimo davvero, abbiamo tutt* cominciato a prestare molta più attenzione alla nostra salute mentale e a quella delle persone che ci stanno accanto; ne abbiamo cominciato a parlare forse più apertamente e l’argomento è stato affrontato anche a livello mainstream. Inoltre, siamo e saremo ancora per qualche tempo costrett* ad affrontare l’emergenza mentre si piangono i propri morti. Fra difficoltà di salute mentale e lutto, chissà quale sarà l’impatto di questa nuova attenzione collettiva verso questi argomenti, anche in relazione alla mascolinità tossica (che notoriamente blocca gli uomini dall’esprimere le proprie emozioni, atto ritenuto naturalmente femminile). 

La condivisione è per noi anche inevitabilmente legata all’atto dell’amplificare le voci e le lotte de* nostr* compagn* che non sono, per scelta o per imposizione, rappresentat* da nessuno e le cui difficoltà rimangono nell’ombra e vengono schiacciate dal sistema etero cis patriarcale. Facciamo in modo che la condivisione, quella bella, quella che porta al cambiamento nel mondo in cui viviamo la socialità e la relazione con altr*, ponga fine anche all’invisibilità de* lavorator* marginalizzat* come le/i lavoratrici/tori del sesso che sono stat* esclus* da qualunque tipo di sussistenza, anche quella primaria del cibo. Chi se ne sta occupando, in questo momento, è Non Una di Meno con la campagna Nessuna Sola attraverso il crowdfunding su #produzionidalbasso. Condividiamo la campagna, amplifichiamo questa richiesta di assistenza e, se possiamo, doniamo qualche euro perché dai balconi e dai salotti non si fa solo musica ma anche la rivoluzione. 

https://www.produzionidalbasso.com/project/covid19-nessuna-da-sola-solidarieta-immediata-alle-lavoratrici-sessuali-piu-colpite-dall-emergenza/?fbclid=IwAR2z1Hh63_lNyFvCQy906O54pSLNt0Tyd13urXdEWPIdJA4DStB1Chsq3RA

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