Questa settimana abbiamo deciso di parlare di condivisione, e sicuramente in ambito artistico l’esempio più pertinente per continuare la conversazione è il movimento di Arte Relazionale. Ne abbiamo parlato qualche settimana fa con l’opera di Maria Lai “Legarsi alla Montagna”, e si definiscono Arte Relazionale opere che prevedono la collaborazione del pubblico per la loro realizzazione.
È anche il caso di “Bataille” dell’artista brasiliana Rivane Neuenschwander: consiste in un pannello di grandi dimensioni appeso alla parete, a cui il pubblico deve (se vuole) attaccare con delle puntine parole ricamate su etichette di abiti. Sia le etichette che le puntine sono in un contenitore accanto all’opera, e le persone possono usare per contribuire alla creazione dell’opera o portarle via. Sulle etichette sono riportate parole di slogan di manifestazioni e proteste, attaccandole alla parete si creano frasi inaspettate e sintagmi nuovi, giocando con il linguaggio grazie alla collaborazione di persone diverse.
Ci sono moltissimi elementi da decostruire rispetto a quest’opera, che in modo intuitivo e quasi come un sottotesto li mette insieme a creare un oggetto di complessa lettura: abbiamo parlato del processo di creazione partecipativo, che rende protagonista ogni persona che decida di dare il suo contributo pur rimanendo in un contesto di collettività; c’è l’elemento della brandizzazione delle battaglie delle minoranze (basti pensare al famoso caso della t-shirt di Dior), che in qualche modo le delegittimizza e ne fa qualcosa di commerciale e pervaso di capitalismo; c’è l’esperienza tattile del toccare con mano le parole da usare, del farsi guidare dalla texture delle etichette per scegliere cosa attaccare alla parete, cosa portarsi via, cosa lasciare lì, un’esperienza che nell’arte contemporanea è spesso considerata poco importante, ma che è in grado di riportare al qui ed ora; c’è la nozione del linguaggio come strumento di empowerment e trasformativo, in costante evoluzione.

Un altro elemento fondamentale da sottolineare è che le persone hanno la possibilità di partecipare all’opera o di portare le etichette via con sè: se ognun* pensasse a sè, l’opera non esisterebbe; invece se le persone collaborano alla realizzazione dell’opera, si fa qualcosa di bello insieme. Questo ci ricorda che, come in ogni progetto, lotta, obiettivo comune, la scelta è il punto chiave.
Infine, c’è l’elemento della battaglia – come suggerisce anche il titolo – rafforzato da ognuna delle parole ricamate sulle etichette, che suggerisce come la collaborazione e la condivisione di obiettivi e modalità siano la chiave per portare avanti qualsiasi lotta: lotte sociali, proteste e manifestazioni, o anche la lotta silenziosa contro un virus che ci tiene distanti, ma non distanti per davvero.