Dal post su IG Frammenti

Termine coniato da Kimberlé Williams Crenshaw, docente di legge alla Columbia University (NY), in un famoso saggio pubblicato nel 1989 intitolato Demarginalizzare l’intersezione tra etnia e genere: una lettura critica nera e femminista della dottrina di antidiscriminazione, della teoria femminista e delle politiche antirazziste. Utilizzando l’immagine di un’intersezione stradale come metafora, Crenshaw sostiene che troppo spesso etnia e genere siano teorizzate come categorie singole che si escludono a vicenda e non si intersecano.

La discriminazione subita dalle donne nere è allo stesso tempo simile e dissimile da quella subita dagli uomini neri e dalle donne bianche: non si tratta né semplicemente della somma di discriminazioni, né della loro alternanza a seconda degli ambienti e delle circostanze. Il genere e l’etnia si co-creano a vicenda e formano un’identità unica con una combinazione di esperienze uniche.

“Consideriamo […] il traffico ad un’intersezione stradale, che viene e va in tutte e quattro le direzioni. Così, la discriminazione può scorrere nell’una e nell’altra direzione. E se un incidente accade in corrispondenza di un incrocio, esso può essere stato causato dalle automobili che viaggiavano in una qualsiasi delle direzioni e, qualche volta, da tutte e quattro. Analogamente, se una donna nera viene ferita ad un’intersezione, il suo infortunio potrebbe derivare dalla discriminazione sessuale o dalla discriminazione razziale […] Ma non è sempre facile ricostruire un incidente: a volte i segni della frenata e le lesioni semplicemente stanno a indicare che questi due eventi sono avvenuti contemporaneamente, dicendo poco su quale conducente abbia causato il danno.” 
– Kimberlé Williams Crenshaw

Femminismo Intersezionale

L’intersezionalità è considerata la chiave del femminismo contemporaneo occidentale soprattutto in relazione ad un femminismo attivista (meno dal punto di vista accademico). In Italia, Non Una Di Meno ne parla chiaramente, descrivendo come la lotta femminista possa e debba essere portata avanti soltanto in maniera intersezionale perché oggi più che mai è necessario complicare la nostra visione dell’oppressione e, nella differenza e nella complessità delle esperienze di ciascun*, creare alleanze. 

“Prendere in considerazione le intersezioni tra assi di oppressione rende l’analisi politica e sociale più complessa, ma più autentica. Ed è proprio questo che caratterizza il femminismo intersezionale: non accetta di usare un’unica chiave interpretativa e schiacciare tutta l’esperienza di una persona lungo un unico asse di oppressione.” Fonte: nonunadimeno.wordpress.com

Imbiancare l’intersezionalità

I dibattiti che si stanno svolgendo negli ultimi anni rivelano una tendenza sempre più diffusa a neutralizzare e “imbiancare” l’intersezionalità. Il termine “imbiancare” (in inglese whitewash) denota la pratica di appropriare e riarticolare teorie e politiche che hanno radici non eurocentriche e nere da parte di persone bianche e/o attraverso un punto di vista eurocentrico. 

Sirma Bilge, docente di sociologia presso l’Università di Montréal, ricorda che l’intersezionailtà è nata e si è sviluppata come uno strumento delle attiviste nere contro il femminismo bianco e avverte che queste sue origini fortemente decoloniali e antirazziste si stanno mettendo sempre più da parte.



Risorse

Sojoruner Truth, “E non sono io forse una donna?” 1851
Hearn Jeff, “Di cosa parliamo quando parliamo di intersezionalità” 2017
Bilge Sirma, “Whitening Intersectionality: Evanescence of Race in Intersectionality Scholarship” 2014
Audre Lorde
bell hooks

@associazione_onderosa_roma con @giulia.falconetti
@microcosmodiparole
@afroitaliansouls

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