Alleat*

Essere alleat* di una comunità oppressa significa non far parte di quella categoria di persone che vi appartiene ma scegliere attivamente di sostenere, supportare, amplificare le lotte che la riguardano. Significa non assumere un ruolo da protagonista ma educarsi, ascoltare, fare donazioni quando questo è possibile e presentarsi anche fisicamente negli spazi di confronto e coinvolgimento politico. E’ un lavoro costante che non ha un punto di arrivo, per il quale non si può esigere di venire lodat* e che prevede sempre lo scontrarsi con i propri pregiudizi e privilegi; essere alleat* bianch* delle persone nere (ad esempio) comporterà sempre un qualche grado di disagio, vergogna, senso di colpa per via della realizzazione dei secoli di dolore, violenza e oppressione delle persone nere e afrodiscendenti di cui la nostra bianchezza è artefice e beneficia. 

Attivismo come Performance

Fare dell’attivismo una performance significa portare avanti un tipo di attivismo che è finalizzato nei fatti a migliorare l’immagine dell’alleat* stess* invece di supportare e amplificare la problematica in questione, rimanendo ad un livello estremamente superficiale facendo uno “statement” senza andare più a fondo. Viene paragonato ad una performance perché di questo si tratta: un’azione o una serie di azioni recitate come da attori che recitano un ruolo ma che, una volta scesi dal palco, smettono di essere o fare ciò che facevano sotto i riflettori. Performare l’essere alleat* significa non avere come obiettivo primario una crescita faticosa ed un’educazione personale (e di altr* alleat*) a lungo termine; significa voler fare una dimostrazione di solidarietà una tantum, vuota, finalizzata principalmente a far sentire bene chi la sta facendo. 

Esempio

Ci ricordiamo i rettangoli neri, social media trend dei giorni successivi all’omicidio di George Floyd? Se da un lato questo trend aveva sicuramente radici in un desiderio di dimostrare la propria solidarietà con ciò che stava accadendo e con la lotta di Black Lives Matter, dall’altro per moltissimi account di influencers con un pubblico considerevole e per moltissimi brand e multinazionali questa azione si è rivelata essere una scelta ipocrita di attivismo come nient’altro che una performance. Dobbiamo fare ed esigere di più che una perfomance.

Risorse

Account

@soyouwanttotalkabout

@lhtempleton (avoiding performative allyship: a guide)

Libri

How to be an anti racist – Ibram X. Kendi

Bad Feminis – Roxanne Gay

Fame – Roxanne Gay

So you want to talk about race – Ijeoma Oluo

Why I’m No Longer Talking to White People About Race  – Reni Eddo-Lodge

Film/Documentari

XIII Emendamento – Ava DuVernay

When they see us – Ava DuVernay

L’odio –  Mathieu Kassovitz

Fa’ la cosa giusta – Spike Lee

Selma – La strada per la libertà – Ava DuVernay

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: