Il termine grassofobia significa letteralmente, come si può intuire, paura/fobia del grasso inteso come grasso corporeo. La grassofobia comprende la sistematica deumanizzazione delle persone grasse, violenza verbale o fisica nei loro confronti, lo stigma sociale della grassezza e la paura profonda di diventare grass*. 

Le persone grasse vengono discriminate sul posto di lavoro, nei media (con rappresentazioni stereotipiche e monodimensionali che si muovono tra il disgustoso e l’umiliante) e in ambito medico. Alla grassezza vengono attribuite delle caratteristiche morali completamente ingiustificate come ad esempio la pigrizia, la sporcizia, la cattiveria. 

A* paladin* della “salute” vogliamo far notare che la grassezza nella nostra società non è una patologia medica ma un vero e proprio stigma sociale. Per quanto anche chi fuma sta chiaramente mettendo in pericolo la propria salute (e al contrario delle persone grasse potenzialmente anche quella de* altr* col fumo passivo) l’odio sistemico nei confronti dei fumatori non esiste. O di chi consuma grosse quantità di alcol. O di chi abusa della palestra in modo patologico. C’è, invece, una profonda paura e disgusto sociale verso chi viene considerato con un termine contenzioso che adesso spiegheremo, ossia “obeso”. 

Indice di Massa Corporeo (IMC) o Body Mass Index (BMI)

Il termine “obesità” è connesso all’Indice di massa corporeo, ossia un dato biometrico che esprime il rapporto tra peso e quadrato dell’altezza delle persone e viene utilizzato come indicatore del “peso forma” in particolare ma anche della “salute” di una persona più in generale. 

l’IMC è stato inventato quasi 200 anni fa da Adolphe Quetelet, un ricercatore di astronomia, matematica e sociologia, chiaramente non un medico, ma noto per la ricerca sull’homme moyen, l’uomo medio, ossia la rappresentazione dell’ideale sociale di essere umano. Quetelet scriveva nel 19esimo secolo durante il vero e proprio boom di quelle “scienze” razziste che separavano gli esseri umani in categorie gerarchiche in base al colore della pelle o alla dimensione del cranio (la frenologia) e il suo uomo medio ideale si basava chiaramente su questi presupposti.

“All’inizio del secolo successivo, l’homme moyen di Quetelet sarebbe stato usato come misura di idoneità e come giustificazione scientifica per l’eugenetica: la sterilizzazione sistemica di disabili, persone autistiche, immigrati, poveri e persone nere.” 

Your Fat Friend, The Bizarre and Racist History of the BMI

Anche se volessimo considerare l’IMC come uno strumento valido nonostante le sue radici e la sua natura razzista, esso non è stato progettato per stabilire la salute, la grassezza, la corporatura di un singolo individuo, ma era uno strumento puramente statistico per la misurazione di popolazioni. 

L’uso dell’IMC è passato poi nelle mani del ricercatore Ancel Keys nel 1970 il quale cercava il modo più efficace ed immediato per valutare il grasso corporeo. Uno studio fu condotto su 7500 partecipanti, uomini e bianchi. Lo studio diagnosticava con accuratezza l’obesità soltanto nel 50% dei casi eppure, nel 1985, gli Istituti nazionali della Sanità americani collegarono l’IMC alla definizione di obesità. 

Da allora numerosi sono gli studi scientifici più recenti che dimostrano come l’uso dell’indice di massa corporea per misurare i rischi alla salute delle persone sia inadeguato, soprattutto per persone nere o asiatiche (per l’appunto tagliate fuori dalla creazione stessa dello strumento diagnostico). Eppure lo si usa ancora non solo per parlare di obesità ma addirittura di salute. 

Fonte: Your Fat Friend, The Bizarre and Racist History of the BMI

***

La salute di una persona innanzitutto non è affar nostro; in secondo luogo non si può giudicare esclusivamente dalla sua percepita “grassezza” ed anche se si potesse e la persona in questione soffrisse di qualsiasi patologia, questo non giustifica in nessun caso la sua sistematica umiliazione e discriminazione a livello sociale. 

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