Strega.
Rabbiosa, viscerale, un’accusa sputata a terra.
“Strega”, e la parola in effetti graffia. Forse è per questo che mi piace.
“Strega” lo sento che viene dalla paura, se vuoi gridarla a qualcuno è una parola che ti obbliga a farlo ringhiando. Usala per attaccare e sarà lei a graffiarti le corde vocali.

Intrinsecamente legata alla notteStrega viene dal greco stryx, rapace notturno -, alle passioni e all’oscurità, visceralmente ancorata alla terra guaritrice -d’altronde il mito della vecchiaccia malvagia bruciata sul rogo viene dall’eliminazione delle sagge anziane della comunità, spesso abili guaritrici legate alla conoscenza di erbe e natura, ancorate alle proprie tradizioni e abbastanza libere dal controllo altrui da non aver paura di opporsi. 

È bella, la parola Strega, così rabbiosa decisa e confusa. È bello che sia un insulto e possa indicare sia una giovane, bella e -oddio!- seducente, sia una vecchia, brutta e spaventosa. Va oltre il binarismo santa contro puttana e in un colpo solo rivendica sia l’essere padrona della propria sfera sessuale sia il diritto di una donna di esistere in quanto vecchia. E ignora che il potere di una donna stia nella sua bellezza. Ha senso che sia una parola spaventosa, perché come tutte le parole che gli uomini hanno tentato di sporcare e sotterrare racchiude essa stessa un potere incredibile. La strega è seducente ma gioca secondo le sue regole. La strega sprezzante si scrolla di dosso le etichette altrui – non le interessa se tu la vedi seducente: lei è. Il resto sono affari tuoi. La strega fa ed è quello che vuole, e se ha per nemici gli uomini non ha per amiche le donne. Perché sfugge anche a questo deprimente binarismo imposto, e nel dubbio sta sul cazzo a tutti.

Quello della strega è un viaggio lungo e contorto dall’antichità ad oggi, da megera spolpa bambini a voluttuosa amante del Diavolo a pagana del XXI secolo a rivendicazione femminista. Forse l’unico significato che generazione dopo generazione la parola ancora eredita è essere l’outsider.

L’erbaria, la saggia, l’esclusa.

Di strega non esiste -davvero- un maschile perché strega è la personificazione della donna spaventosa che spezza ogni catena. Ma è anche quella sola che fa paura a tutti, tutte, tuttu. E infatti il termine, ormai, è usato spesso in accezione neutra.

Stria, e la strega in effetti stride come un’unghia spezzata sulla lavagna, e lo fa fissandoti negli occhi, in silenzio, sconquassa il tuo mondo conforme. La strega terrorizza perché mette di fronte alla propria incapacità di liberare e liberarsi, perché non è possibile allontanarsi da un cammino stabilito ormai da secoli, creato da antenati lontanissimi e anch’essi intrappolati nelle loro catene. E se ci riesce lei, beh, va trovata accusata e inseguita, insultata maledetta e bruciata, perché il fatto che lei ci riesca è inconcepibile, ma ancora meglio è inaccettabile, perché accettare che esistano altre verità oltre i nostri muri è impossibile senza demolire ogni nostra convinzione, ogni nostra certezza. In fondo non è giusto che lei ci riesca.

In un mondo tanto terrorizzato dal diverso quanto desideroso di inclusione, eppure eppure ancora così visceralmente bisognoso di rinchiudersi in elite minoritarie, la strega è straniera dovunque. La strega valica i confini delle tribù per rivendicare il suo diritto a essere parte di tutto e di niente. Di essere sola e creare paura nel suo riuscirci. Di spezzare i legami morali giusti e stabiliti e riallacciarsi a se stessa.

Siamo le nipoti delle streghe che non siete riuscite a bruciare.
No, non voglio dire che la Strega per definizione debba essere sola; dico che non ha paura di esserlo per essere. Dico che non lo è perché si allaccia a generazioni di streghe bruciate per la loro potenza, nel nostro sangue ribolle da qualche parte quella goccia fiera. Stride e strido mentre rivendico il mio essere strega, rido e strido mentre ho paura di non essere abbastanza strega quando un abbastanza non esiste, è giusto spezzare anche questa verità nauseante che una persona, per essere ritenuta valida o potersi dichiarare parte di una categoria, debba essere per forza incredibile. Strega è un grido che mi sale lento e insaziabile, e sento appartenermi in maniera così viscerale.

“Benvenute a Morgana, la casa delle donne fuori dagli schemi […]. Controcorrente, quelle che nella percezione comune sono strane, pericolose, esagerate, stronze, a modo loro tutte diverse e difficili da collocare.”
C’è un passaggio che ad ogni puntata del podcast -non a caso- “Morgana” viene ripetuto, e in qualche modo mi è rimasto incastrato dentro. 
“Forse sono donne che non sposereste o non vorreste come amiche, però mettetevi l’anima in pace: non sono mai stati questi i loro obiettivi.”

Ecco, così: riassunto perfetto. 
Mettetevi l’anima in pace. A loro non frega un cazzo di voi.

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